20 febbraio 2010

Ragazzi di camorra di Pina Varriale



Antonio è un ragazzo di tredici anni che vive a Napoli con sua madre. La sua famiglia non gode di una buona situazione economica, per questo i Servizi Sociali hanno portato in un istituto i suoi due ...
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fratelli, Giorgio e Giovanni, in attesa di affidarli ad un’altra famiglia. Ha perso il papà, vendeva accendini vicino alla metropolitana. Durante il matrimonio di sua sorella, la mamma lo informa che dovrà andare a vivere con a Scampia con la sorella Letizia e il cognato, senza dare spiegazioni. Lui la prende male perché è molto legato al suo quartiere, dove ha i suoi amici, la sua casa e la sua mamma. Alla fine si arrende e accetta. Arriva a Scampia e trova ad accoglierlo un paesaggio molto diverso da quello di casa sua: la casa è piccola, umida e “sembra fatta di cartone”. Dopo qualche giorno comincia ad andare a scuola, ma non per imparare, bensì per guadagnare. Infatti il cognato, Bruno, è un importante collaboratore di un boss, Michele l’Inglese, e lo costringe a vendere stecche di hashish ai ragazzi delle medie. Lui vorrebbe rifiutare ma non può perché se lo facesse non arriverebbe alla fine dei suoi giorni. Intanto si ambienta e si fa degli amici: Genni, Filippo, Pietro e Salvo. Con loro passo quel poco tempo libero che ha a disposizione. Così la vita di Antonio procede in modo monotono: va a scuola, vende le stecche, riporta i soldi a Bruno che, se ci sono non fa una piega, ma se non riporta a casa neanche un centesimo, lo picchia senza alcuna pietà davanti agli occhi lacrimanti di sua sorella. Un giorno, Antonio si accorge di essere seguito. L’uomo che lo segue è Michele l’Inglese. Fanno una chiacchierata e Michele dice ad Antonio di proporre ai suoi amici di entrare a far parte dell’organizzazione, cercando di arraffare negli autobus qualche portafogli o oggetto di valore. Così si crea un “organizzazione a delinquere” di ragazzini con a capo Antonio. Ogni settimana si ritrovano per fare il resoconto dei furti, e proprio in uno di questi incontri Antonio viene piantato da tutti perché alla riunione non si presenta nessuno. Il giorno dopo chiede il perché e, un po’ malavoglia gli amici gli dicono che sono andati al Rifugio. Chiede che cosa sia questo “Rifugio”, ed essi gli rispondono che è un luogo in cui si ritrovano e si divertono giocando con la ceramica, leggendo libri, e che è gestito da Arturo, un insegnante che tenta di diffondere la cultura nell’illegalità del quartiere. Subito constata che “è roba da femminucce” e li invita a pensare a cose più serie. Sentendone parlare sempre più spesso, decide di fare un visita al Rifugio. All’inizio è un po’ restio, ma presto comincia a trascorrerci sempre più tempo, trascurando il “lavoro”. Questo non fa piacere al boss, che così decide di dare fuoco al Rifugio. Tutti i ragazzi vedono i loro sogni infranti, dopo la morte di Genni in un incidente in motorino. Arturo parte per Milano, spaventato dalla camorra che lo teneva sott’occhio. Così Antonio, essendo stufo di tutta quella vita, decide di ritornare dalla madre a Napoli, tornando a trascorrere la vita di un tempo, quella che ogni bambino dovrebbe fare.


2 commenti:

  1. E' importante che citiamo la fonte da cui prendiamo gli articoli, in modo da attribuire ai legittimi autori la proprietà di quello che pubblichiamo. Comunque un buon inizio!

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  2. LA FINE NON E' PROPRIO COSI' !?!?!?

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